È sempre più boom di ristoranti italiani nel mondo
La cucina italiana continua a spopolare in tutto il mondo, ma sono soprattutto i ristoranti italiani a vivere un vero e proprio trend eccezionale.
Che l'Italia sia amatissima nel mondo per la propria cucina è indubbio e sotto gli occhi di tutti. Basta viaggiare in qualsiasi destinazione all'estero per scoprire i tentativi - più o meno riusciti o autentici - di ispirarsi alle eccellenze della nostra cucina. Si va dalla pizza alla pasta, ovviamente, ma sono tanti i trend del Belpaese che vengono esportati in locali ad hoc, dalla focaccia agli gnocchi, passando per le mozzarelle, i dolci tipici e così via.
🍝 L'Italia in tutto il mondo
Quella di una vera e propria dominanza dei gusti italiani nel mondo non è solo un fatto empirico: secondo i dati di The European House – Ambrosetti riportati anche da Dissapore, che la cucina italiana stia conquistando tutto il mondo è dimostrato anche dal numero di ristoranti di cucina italiana aperti nel mondo che, secondo un'opportuna statistica, supererebbero di gran lunga anche quelli francesi e spagnoli.
A sorpresa è Tokyo la città con più ristoranti di gusto italiano, ovvero 5mila (sono invece 2mila quelli francesi), mentre a New York sono poco meno di un migliaio, 938, ovvero l'11% di tutti i locali della metropoli americana. Questo primato continua in città come Melbourne (324 ristoranti, il 9% sul totale), Rio De Janeiro (722, 8%) e Buenos Aires (373 , 7%), e ancora a Los Angeles, Hong Kong, Pechino e così via, fino a conquistare tutti i continenti.
🍕Un fenomeno "a doppio taglio"
Non c'è che essere orgogliosi e contenti di una così larga diffusione della nostra cucina nel mondo, ma questo fenomeno porta con sé anche dei campanelli d'allarme e delle zone grigie non da poco. C'è da stabilire, in effetti, cosa s'intente per ristorante italiano, soprattutto quando ci si trova all'estero. Molti locali, infatti, sfruttano gli elementi tipici della nostra cultura magari per offrire una cucina che è in realtà solo vagamente legata alle nostre tradizioni, e magari fusa con quelle che sono ricette più locali (avete presente le fettuccine Alfredo?).
Ovviamente questo non è un fattore del tutto negativo, anche perché da sempre la cucina si nutre grazie alle fusioni e contaminazioni tra tradizioni culinarie. Meno positivo è il cosiddetto Italian sounding, ovvero il fenomeno secondo cui si spacciano per italiani dei prodotti che sono invece brutte copie di nostre eccellenze anche Dop e Igp e che solo l'anno scorso ha sottratto alle aziende italiane 120 miliardi di euro.
All'intersezione di questi due aspetti (il boom di ristoranti italiani all'estero e il danno alla nostra filiera enogastronomica portato dal sounding) c'è la proposta dell'attuale governo, che nel Decreto Made in Italy dello scorso maggio ha introdotto la possibilità per gli esercenti esteri di richiedere un bollino triennale che attesti la vera definizione di "ristorante italiano all'estero". C'è chi si divide sulla bontà della scelta, ma di certo è un'altra attestazione di quale ruolo di primo piano ricoprano la nostra cucina e la nostra gastronomia nel mondo. Un valore da proteggere ma ancora prima da conoscere a fondo, per poterlo tutelare al meglio.
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